NON SOLO MAMME....INTERVISTA AD ANNALISA MOLFETTA

Vi ho fatto attendere un po' per un nuovo post lo so, non scrivevo dalla festa del papà, anche se sui social non sono mai mancata, chi mi segue sa che in questo periodo sono avvenuti tanti cambiamenti nella mia vita e tanti lavorativi, a breve vi rivelerò tutto e potrete vedere anche anche tutte le modifiche grafiche che subirà il blog. 
Ma oggi sono qui per dare inizio ad una nuova rubrica del blog, una sorta di collaborazione con altre mamme che ci raccontano la loro vita di mamme e come la fanno coincidere con passioni, lavoro e vocazioni artistiche che erano presenti prima dei figli.
La prima è una scrittrice, ecco il suo racconto........ 



IN (P)ARTE MAMMA, OVVERO…
Storie di aspirazioni, debolezze e resistenze fuori dall’ordinario!


Mi permetto di riprendere il titolo di quella che è stata una biografia del cantante Morgan di qualche anno fa (In pArte Morgan, di Castoldi e Garofalo, Eleuthera 2008), per presentarmi a voi, lettrici e (spero  anche!) lettori del blog Teatralmente mamma, che ringrazio per avermi invitata e ospitata. Sono infatti in… parte «Mammamammamammamamma!» di due marmocchi, una fatina di 7 anni appassionata di storie e giocattoli di ogni tipo, e un elfo biondo di 2 anni, coccolone e vivacissimo. Solo che – come aveva intuito Morgan con quel gioco di parole secondo me geniale – quando ci diamo una identità per calarci nel mondo dell’arte in realtà questa definisce soltanto una parte di noi: infatti in un’altra parte di me rimango Annalisa Molfetta, scrittrice.
In questa duplicità probabilmente molte di voi si riconosceranno, cioè in quella scelta di continuare a coltivare in noi stesse l’accoppiata mamma/artista (oppure più in generale mamma/lavoratrice), e quindi la condizione da un lato di voler essere mamme, dall’altro di voler continuare il corso di una carriera lavorativa o di una aspirazione artistica, che magari in molti casi stava nascendo già da prima dell’arrivo di un Elfo o di una Fatina.
Facciamo un breve riassunto così, forse, ci capisco anch’io qualcosa in più…

«Vediamo quale creatura nasce prima!»

Per quanto riguarda il mio caso, mi sono laureata in Lettere molto giovane, prendendo contatto subito dopo con una casa editrice che si dichiarò disponibile a pubblicare un lavoro estratto dalla mia tesi di laurea.
Nel breve arco di pochi mesi, sono accaduti tre eventi fondamentali: pubblicazione di questo primo libro, matrimonio, attesa della Fatina, che sarebbe nata nel 2012. Ebbi una gravidanza estremamente tranquilla, che mi permise di continuare a fare ciò che facevo, prendendomi cura del nostro piccolo appartamento e continuando a scrivere, quasi in maniera non differente rispetto a prima. Figuratevi che, sempre nel corso della gravidanza, ho pensato di sostenere all’Università alcuni esami aggiuntivi per completare il mio curriculum di studi, e quindi ho potuto provare anche l’esperienza di andare in facoltà con un bel pancione inequivocabile… Cosa che – devo ammettere – non mi ha per nulla favorito agli occhi dei professori, e con mia fiera contentezza: perché credo fermamente che una delle cose che dobbiamo far capire alla nostra società sia che il nostro cervello non cambia, né nel momento in cui aspettiamo un figlio, né nel momento in cui questo figlio arriva: il nostro cervello rimane invariato, e da quel punto di vista non abbiamo bisogno né di favoritismi né di trattamenti personalizzati.
Nel periodo in cui mia figlia si apprestava a nascere, stava per andare in stampa il mio secondo lavoro, che era questa volta un saggio storico. Ricordo che l’editore mi scrisse in un messaggio: «Vediamo chi fa prima a far nascere la propria creatura!», perché andò a finire, in un vertiginoso fotofinish, che il libro veniva lavorato in tipografia negli stessi giorni in cui io mi ricoveravo in Ostetricia e Ginecologia.
È stato da questo momento in poi che ho notato il cambiamento più radicale – e credo che anche questa sia una cosa in cui tutte possiate riconoscervi.
 
Parola d’ordine: ottimizzare!

Pochi mesi dopo la nascita della Fatina, infatti, ho dovuto naturalmente organizzare delle presentazioni di questo volume appena uscito nelle librerie: si è rivelato fin da subito difficilissimo.
Ricordo che, per scrivere le mail e rispondere alle interviste scritte dei periodici locali, riuscivo ad accendere il pc solo la notte, quando la Fatina si lasciava faticosamente scivolare nel sonno dei giusti, spesso non prima che fosse scoccata la mezzanotte; oppure, se si trattava di fare telefonate, approfittavo dei momenti in cui allattavo. Per sfruttare al massimo queste pause ‘forzate’ sul divano, inoltre, leggevo molto, in modo da tenermi aggiornata sulle novità editoriali, e mentre con un braccio sorreggevo la bambina, con l’altro prendevo appunti sul taccuino che tenevo sempre a portata di mano. Non è stato un periodo facile, anzi a volte sentivo proprio arrivare vicinissimo un crollo nervoso, perché mi rendevo conto che la quantità (non la qualità!) del lavoro che potevo svolgere non era assolutamente pari a quella del periodo precedente…
Con il tempo, però, ho imparato che questa non è una cosa della quale ci dobbiamo colpevolizzare: è una cosa naturale. È ovvio che, nel momento in cui la natura ci ha affidato un cucciolo da allevare, il nostro tempo debba essere dedicato a lui, non dico nella sua totalità, ma in gran parte sicuramente sì: dal momento in cui abbiamo scelto di diventare mamme, dobbiamo guardare a questo compito con rispetto, senso della responsabilità e soprattutto amore: non possiamo negarglielo. Possiamo certamente tentare di strappare alla sua attenzione un po’ di tempo ogni giorno, ma di sicuro non possiamo abbandonarlo! Quindi dovremmo anche sforzarci di accettare tutto questo con semplicità, con relativa serenità.
Man mano che gli orari della bambina si sono stabilizzati, ho potuto contare sull’aiuto del papà e di un intero drappello di nonni… Non voglio farvela lunga: è stato anche grazie a tutti loro che sono venuti alla luce, uno dopo l’altro, altri tre libri: due guide turistiche e il mio primo romanzo. Tra le une e l’altro, abbiamo voluto regalarci un altro personaggio delle favole, l’Elfo che ora sta per compiere due anni e mezzo… Ormai già vi immaginate com’è andata, vero? Per correggere le bozze del romanzo e fare in modo che venisse pubblicato nell’autunno del 2017 nei tempi previsti, nell’estate precedente ho avuto qualche volta il privilegio di assistere allo spuntare dell’alba, sebbene me ne accorgessi solo perché ad un certo punto il primo raggio di sole che spuntava prepotente dalle finestre mi impediva di continuare a lavorare al monitor e mi costringeva ad andare a dormire almeno un po’…
Secondo me la parola d’ordine, come recita il titoletto, è ottimizzare i tempi. Anche nel momento in cui vi sto scrivendo, per esempio, sto approfittando della nanna dell’Elfo e della scuola di magia della Fatina, ma nulla toglie che fra dieci minuti possa ritrovarmi davanti alla tastiera con uno dei due sulle ginocchia. Credo che a loro in fondo piaccia quando mi vedono al computer: soprattutto la più grande sa che faccio delle cose importanti e ne va alquanto orgogliosa. Fin da quando erano piccolissimi, li ho coinvolti nelle mie attività e ho cercato di appassionarli: se chiedo loro cinque minuti di silenzio per concludere un capitolo, solitamente sono collaborativi, purché i cinque minuti non diventino cinquanta… Sia gli adulti che i bambini non devono approfittare gli uni della pazienza degli altri: è una norma di civiltà, prima che di genitorialità.
  
Ne vale sempre la pena!

Molti dei miei lettori hanno dichiarato che, fra le righe del romanzo, in alcuni luoghi, si ‘sente’ la mano e l’occhio della mamma. Nel penetrare la psicologia e il linguaggio dei bambini, ma anche nell’esprimere le preoccupazioni degli adulti nei loro confronti (due temi molto importanti, anche se non gli unici, de Lo scrigno delle cicale), ho potuto utilizzare un carico di sentimenti e di insegnamenti di cui sono entrata in possesso, giorno dopo giorno, proprio grazie al ruolo di madre. Ed è questo l’ultimo consiglio che mi sento di darvi, per concludere e salutarvi. Continuare la nostra attività preferita anche dopo l’arrivo dei figli non significa censurare la madre che è in noi, anzi: il nostro essere mamme ci consentirà di affinare la nostra attenzione, la nostra umanità, la nostra capacità di comprendere gli altri anche senza bisogno di parole, che sono abilità valide e anzi vincenti in qualunque professione e per qualunque produzione artistica.
Forza ragazze, ce la farete anche questa volta!

Annalisa Molfetta


Ecco i volumi di cui si è parlato nel corso dell’articolo:

Cinque novelle di Federico de Roberto, a cura di A. Molfetta, Stilo Editrice, Bari 2011

Giudei in Guerra. Alle origini della questione ebraica. Intervista sulla storia, di G. Narracci, a cura di A. Molfetta, Stilo Editrice, Bari 2012

Il parco rupestre di Lama d’Antico. Un viaggio nella storia tra natura e arte, di G. Narracci e A. Molfetta, Stilo Editrice, Bari 2014

Monti Dauni. Itinerari tra borghi e natura, di A. Molfetta, Stilo Editrice, Bari 2015

Lo scrigno delle cicale, di A. Molfetta, Stilo Editrice, Bari 2017








                                              


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