IL MIO MOSTRO DI HALLOWEEN

 


Qualche tempo fa vi avevo raccontato di Belfagor, il mio mostro interiore, la mia ansia che a fasi alterne si impossessa di me mandandomi nel pallone. Ho cercato nella maniera più chiara e semplice di spiegarvi come fosse normale e naturale soffrirne, come fosse una sorta di difesa che la nostra mente mette in campo, come a volte è giusto controllarla e altre invece farsi guidare. 

Per quel post ho ricevuto tanti complimenti, attestati di stima, condivisioni ma tante sono le cose che invece non vi ho detto. Non potuto o non ho voluto descrivervi l'altra parte della medaglia, la paura, il cuore in gola, la mente che si offusca. Ho scelto coscientemente di non farlo perchè quei momenti non fanno parte della mia ansia, quei momenti hanno un altro nome, si chiamano ATTACCHI DI PANICO, sono un altro mostro. Qualche volta, quando sei ancora inesperto li puoi confondere, qualche volta sbagliando fai di tutta l'erba un fascio e chiami tutto ansia, a volte preferisci credere che siano l'una la conseguenza dell'altra. Ma per quanto simili, non sono la stessa cosa, sono come due amiche che si vestono uguali e camminano mano nella mano, ma non sono la stessa persona, prima o poi la loro individualità verrà fuori e l'una esisterà senza l'altra.

Tra il mio primo incontro con l'ansia e gli attacchi di panico è passato molto tempo, inizialmente io ero arrendevole nei confronti dell'ansia e lei mi dominava completamente, poi (come vi ho raccontato) ho imparato a gestirla piano piano e la nostra convivenza è andata meglio. Gli attacchi di panico invece sono arrivati improvvisi, come un'eclissi hanno offuscato il mio sole e io sono rimasta al buio, stretta in una morsa di paura e incertezza. Non ho mai imparato a gestire questi attacchi perchè arrivano senza preavviso, mi mandano in una confusione tale che io non sono più io, mi rimbomba in testa una paura (ogni volta è una diversa naturalmente) e anche se totalmente assurda, io non riesco a mandarla via. Vi ho sempre detto che dell'ansia io non ho paura, che la considero un'amica antipatica ma pur sempre un'amica, bene, degli attacchi di panico io ho molta paura. Mi sento mancata l'aria, non riesco a ragionare in maniera equilibrata e il più delle volte l'unico modo per tornare in me è sfogarmi con un bel pianto.


 

Non c'è regola che tenga, il panico arriva sempre in maniera diversa e la causa scatenante è sempre una piccola cosa che la mia mente ingigantisce fino a farla esplodere, mi rendo conto che spiegare tutto questo è molto difficile e capirlo per cui non lo conosce, lo è ancora di più. Ecco perché ho deciso di farvi un esempio pratico del mio ultimo attacco di panico, mi rendo conto che in questo post sembro una pazza e se ci fossero ancora i manicomi qualcuno di voi forse avrebbe già chiamato per denunciarmi 😛, ma spero con questo racconto di essere più chiara e sembrare meno squilibrata.

L'altro ieri 31 ottobre, Halloween e primo compleanno di Lorenzo, giornata tranquilla, abbiamo festeggiato, aperto i regali, fatto la videochat con la famiglia, preparato la torta per il festeggiato e anche quella per il giorno dopo per Francesco ( avete capito bene, fanno il compleanno uno dopo l'altro). Tutto è andato piuttosto bene, nessun motivo di ansia, nessuno stress particolare, se si esclude il periodo storico covid. Sono le 18 quando improvvisamente mi rendo conto che Francesco cammina in maniera, tutto storto e zoppicante, gli chiedo spiegazioni e mi dice che ha dolore sopra il pisellino, lo spoglio provo a toccarlo, non si sente nulla, lui dice che ha dolore ma nulla che lo faccia urlare o piangere. A una prima impressione nulla di grave, un banale doloretto, forse muscolare, forse ansioso, forse semplicemente uno strappetto preso giocando e saltando.

Dopo un'oretta in cui lui sembra camminare sempre peggio, ecco che la mia gola si chiude, sembra che io non riesca più a far passare l'aria, la vista si offusca, tutto ciò che sento lo sento come se fosse a chilometri da me sudo, sento di dover vomitare e il mostro del panico fa capolino con un'idea stramba, appendicite, se tuo figlio avesse l'appendicite. E da lì comincia un turbinio di emozioni, come farai, gli ospedali sono pieni di pazienti covid, è sabato non puoi chiamare la pediatra, il pronto soccorso della tua città è chiuso, il 118 non verrà mai e se non fai nulla magari peggiora, stanotte potrebbe stare malissimo, come fai a non accorgerti che qualcosa non va....


 

Più la mia mente dice che è solo un doloretto, che il bambino non si lamenta, più il mostro fa nascere nuove idee strambe, me le uttaa addosso come fossero palle durante il gioco della palla avvelenata, passa circa mezz'ora, tutto finisce, io torno a respirare profondamente, la mia vista e mio udito tornano normali e io penso che la crisi è superata, anche questa volta è passata. Il mostro è andato via e io ho vinto di nuovo. Ma è solo un'illusione, passa un'oretta, vedo Francesco camminare tutto storto e un pensiero mi passa per la testa, è se davvero fosse appendicite? Il seme del panico dà i suoi frutti, con solo questo pensiero io metto in moto uno stato di malessere che mi porterà a dare il tormento a chi mi sta accanto, fino a piangere per tirare fuori il mostro e  chiamare il medico che nel momento stesso in cui risponde mi ha già tolto ogni ansia.

Francesco sta bene, evidentemente era un dolore muscolare, ma io ho di nuovo passato qualche ora con il mostro e come sempre non è stato piacevole. Perchè vi ho raccontato questo? Per farvi capire quanto sono squilibrata? Per stare meglio? Per farmi aiutare? Nulla di tutto questo, non l'ho neppure detto per aiutare chi ha lo stesso problema, a differenza dell'ansia, poichè il panico è diverso da persona e persona e non credo che mio racconto possa essere d'aiuto. Ho fatto questo post per rivolgermi a chi ha a che fare con qualcuno che soffre di panico.

Avere a che fare con chi ha l'ansia è difficile ma con chi ha il panico è ben peggiore. Sò che non potete capire cosa sta succedendo nella mente di chi vi sta accanto ma abbiate pazienza, assecondate la persona, aiutatela parlando a tornare in se, fatele capire che ci siete, non negate quella che è la paura che vi espone, per quanto assurda, poichè non fa che peggiorare il panico. Nel caso mio, ad esempio, è stato molto utile da parte di mio marito chiamare la pediatra (cosa che io non riuscivo a fare perchè ero nel pallone) e metterla in vivavoce così che io potessi sentire o interagire, ma questa chiamata purtroppo è stata fatta dopo ore di polemiche che non hanno fatto altro che peggiorare la mia situazione. Non dò ovviamente nessuna colpa a lui, non poteva capire che la mia era una crisi forte, più forte del solito, e quindi cercava di farmi capire che ero nel pallone ma io non sentivo nulla, non riuscivo a pensare ad altro.

Se siete compagni, amici, mariti o mogli di qualcuno che soffre di questi disturbi dovete sapere che non è nulla di grave ma molto dipende anche da voi, un approccio giusto da parte vostro e da parte della persona che lo subisce può far durare la crisi di meno, può far tornare in se la persona in maniera repentina e in molti casi può far sparire per sempre il panico, credetemi dovete solo essere duttili e far di tutto per smontare l'idea che il panico ha instillato nella mente del vostro caro. 

Non sono un medico, non vi consiglio di prendere medicinali, non vi dico di avere la soluzione a tutti i problemi ma vi racconto la mia esperienza e cerco di condividere con voi ciò che ho imparato in questi anni.

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