LIBERTA' DI NON SCEGLIERE IL NIDO

La nascita degli asili nido si fa risalire in Italia addirittura al 1850 a Milano, dove venne istituito un Ricovero per lattanti che servisse alle operaie che dovendo lavorare vi lasciavano i propri bambini,  ma è solo nel 1971 che la legge 1044/71 istituì legalmente gli asili nido come li conosciamo noi. 

Non è un caso che siano proprio questi gli anni della legalizzazione di queste strutture, perché sono anche gli anni della contestazione giovanile e delle donne che sempre più spesso decidono di lavorare e di non fare solo le mamme.

Ormai gli asili nido si sono perfettamente integrati nella nostra quotidianità e anche paesi piccoli, come quello in cui vivo io, ne hanno più di uno, anche se nel nostro caso tutti privati. E’ giustissimo che queste strutture ci siano ovunque e trovo molto democratico che una donna possa lasciare con tranquillità il proprio figlio mentre torna al suo ruolo di lavoratrice, necessario o per cui ha tanto studiato. 

Però devo anche dire che, da quando sono diventata madre, mi sono resa conto che il nido è per molte mamme quasi un obbligo, un qualcosa da farsi anche se non si lavora.


Mi spiego meglio mie care amiche, da quando è nato il mio bimbo, Francesco, tutte le mamme che mi incontrano come prima cosa mi chiedono se lo mando al nido, come se fosse una scelta imprescindibile, mi sono addirittura stancata di rispondere che il bimbo starà con me fino a quando non andrà alla materna,



vale a dire il prossimo anno. 

E girando sul web la situazione non è migliore, forum e blog non fanno altro che demonizzare quelle mamme che scelgono di tenere a casa i propri bimbi fino alla soglia dei tre anni. Da qui la decisione di condividere con voi la mia idea che bisogna difendere e rispettare la scelta mia e di molte mamme di non mandare i propri figli al nido, così come lo si fa per coloro che fanno la scelta contraria. 

Io penso che se la donna si può permettere di fermarsi dal lavoro, se fare la mamma a tempo pieno non le pesa, se l’economia famigliare non ne risente, perché non farlo.

Esattamente due anni fa io ho scelto con il mio compagno, ora mio marito, di avere un figlio, convivevamo da poco ma sentivamo entrambi forte il desiderio di famiglia, quando Francesco è arrivato, nonostante sentissi la mancanza del lavoro, ho capito che volevo essere presente nella vita di mio figlio ogni secondo fino a quando non sarebbe diventato più grande e lo sto facendo, sinceramente non credo che la mia scelta faccia tornare indietro il genere femminile di cinquant’anni, è una scelta come un’altra.

Conosco i pregi dell’inserimento al nido, so che i bambini imparano a parlare e tolgono il pannolino prima, socializzano e non ho bisogno che orde di madri urlanti me le ripetano ogni volta che mi incontrano con il passeggino. 

Io voglio stare con mio figlio, ho scelto di fare per questi primi tre anni esclusivamente la mamma (anche se esclusivamente è un parolone)e per una volta ho voluto mettere davanti a me qualcun altro e penso sia rispettabile anche se non condivisibile.

D'altronde vivere in un mondo civile vuol dire lasciare ad ogni singola donna la libertà di scegliere cosa vuol fare e cosa è meglio per se stessa, sia che voglia dire lasciare un bimbo di sei mesi al nido sia che voglia dire tenerlo a casa fino a tre anni.


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